L’HÔPITAL DES POUPÉES – Sélène de Condat – 18 febbraio/26 marzo 2022
Al centro del lavoro dell’artista francese ci sono luoghi, personaggi, oggetti, frammenti di vita; c’è la ricerca del tempo che trasforma ogni cosa. Così come in altre esposizioni, al Museo delle Fogne di Parigi (2013), dove ha presentato gli ultimi fognaioli della capitale francese, oppure al Comune di Parigi (2016) con le immagini dei éboueurs, gli spazzini, della Municipalité, Sélène de Condat penetra nel vissuto delle città, dei luoghi, attraverso il racconto di mestieri antichi, umili e di chi li pratica. Nell’Hôpital des poupées la fotografa ci narra la storia dell’Ospedale delle Bambole, una piccola bottega artigiana nel cuore di Roma, in via di Ripetta, che esiste dal 1939. Qui Federico Squatriti, erede dell’attività di famiglia, con il sapiente aiuto della madre Gelsomina, ultraottantenne, rimette in sesto bambole di qualsiasi epoca: antiche, di legno o di carta pesta, di pannolenci o di porcellana, soldatini di piombo e marionette. Un mestiere, anche questo, che si va perdendo e che, con un taglio dal gusto cinematografico, Sélène immortala per sempre. A Roma è conosciuto anche come “il negozio del terrore” per l’atmosfera un po’ inquietante della vetrina dove si affastellano teste, occhi, braccia e gambe di bambole ed è su questi particolari che si sofferma l’obbiettivo della de Condat, quasi le bambole fossero esseri umani. “Queste bambole sorprese dalla macchina fotografica – scrive Marcelle Padovani nell’introduzione al catalogo – hanno avuto una loro vita, una loro parte, una loro storia, e i loro desideri, ed eccole adesso handicappate, azzoppate, invecchiate, sciancate, e brutalmente confrontate all’idea della propria disgregazione, che non è altro che la morte. Come noi. Esattamente come noi.” L’artista ci sottopone, come sotto una lente d’ingrandimento, la polvere del tempo che si stratifica sulla superficie delle poupées, negli angoli della bottega che emana un ché di magico e sinistro allo stesso tempo e di cui non puoi che subirne il fascino.